
Dal PROTOCOLLO DI KYOTO agli ACCORDI DI PARIGI
Il Protocollo di Kyoto siglato nel 1997 aveva già fissato i primi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili del surriscaldamento del Pianeta. e si fondava sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), firmata a Rio de Janeiro nel 1992 durante lo storico Summit sulla Terra.
Il nucleo del Protocollo consisteva nel vincolo legale dei limiti d’emissione per i Paesi industrializzati, che si impegnarono a ridurre la loro emissione complessiva dei gas serra del 5,2% rispetto alle emissioni del 1990, per il primo periodo d’impegno stabilito nel quinquennio 2008-2012.
Secondo il Protocollo di Kyoto, inoltre, i Paesi dovevano predisporre progetti di protezione dei boschi, delle foreste e dei terreni agricoli, in quanto sono carbon sink, cioè serbatoi che assorbono anidride carbonica. I Paesi possono guadagnare carbon credit aiutando i Paesi in via di sviluppo a evitare emissioni inquinanti ed esportando tecnologie pulite. Ogni Paese è tenuto anche a realizzare un sistema nazionale per la stima delle emissioni gassose e a mettere a punto un sistema globale per assorbirle.
Alla Conferenza sul Clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. L’accordo è entrato in vigore il 4 novembre del 2016 e rappresenta il quadro di riferimento per le azioni globali di riduzione delle emissioni di gas di serra
L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC è preferibilmente entro 1,5
Elementi chiave dell’Accordo
Mitigazione: ridurre le emissioni
I governi hanno concordato di:
- mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine
- puntare a limitare l’aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici
- fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo
- procedere successivamente a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili.
Prima e durante la conferenza di Parigi, i paesi hanno presentato piani nazionali di azione per il clima completi (INDC). Questi non sono ancora sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2ºC, ma l’accordo traccia la strada verso il raggiungimento di questo obiettivo.
I governi hanno inoltre concordato di:
- riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche
- riferire agli altri Stati membri e all’opinione pubblica cosa stanno facendo per raggiungere gli obiettivi fissati
- segnalare i progressi compiuti verso l’obiettivo a lungo termine attraverso un solido sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità.
2. Adattamento
I governi hanno concordato di:
- rafforzare la capacità delle società di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici
- fornire ai paesi in via di sviluppo un sostegno internazionale continuo e più consistente all’adattamento.
L’accordo, inoltre, riconosce
- l’importanza di scongiurare, minimizzare e affrontare le perdite e i danni associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici
- la necessità di cooperare e migliorare la comprensione, gli interventi e il sostegno in diversi campi, come i sistemi di allarme rapido, la preparazione alle emergenze e l’assicurazione contro i rischi.
3. Ruolo delle città, delle regioni e degli enti locali
L’accordo riconosce il ruolo dei soggetti interessati che non sono parti dell’accordo nell’affrontare i cambiamenti climatici, comprese le città, altri enti a livello subnazionale, la società civile, il settore privato e altri ancora.
Essi sono invitati a:
- intensificare i loro sforzi e sostenere le iniziative volte a ridurre le emissioni
- costruire resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti negativi dei cambiamenti climatici
- mantenere e promuovere la cooperazione regionale e internazionale.
4. Assistenza
- L’UE e altri paesi sviluppati dovranno sostenere l’azione per il clima per ridurre le emissioni e migliorare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo
- I paesi sviluppati si sono impegnati a mantenere il loro obiettivo complessivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e di estendere tale periodo fino al 2025. Dopo questo periodo verrà stabilito un nuovo obiettivo più consistente.